John Mendoza


John Mendoza, un prestigiatore che possiamo con assoluta certezza, annoverare nell’olimpo della magia.
Dopo anni di assenza, circa 30 dalle scene, per dedicarsi al suo pubblico, è tornato in Italia con un tour a firma S.M.I. SOCIETÀ MAGICA INTERNAZIONALE, un tour che lo ha visto presente nei maggiori Clubs nazionali.

1_ Anche tu, John, come tanti altri, hai scoperto la magia da bambino e te ne sei innamorato. Come è avvenuto questo incontro? Il classico regalo o in un modo più singolare?

Non è stato un dono. Mio padre aveva comprato un gioco e, come la maggior parte dei principianti, era rimasto molto deluso da come funzionava rispetto alla pubblicità televisiva.
Questo gioco era il classico Mazzo Svengali. Lui si è disfatto del mazzo, io l’ho trovato e mi ha subito affascinato. Non capivo come potessero essere tutte diverse le carte prima e poi tutti assi di picche successivamente.
Mi sono allenato e il gioco mi è piaciuto a tal punto che così che è iniziato il mio interesse per la magia.


2_ La curiosità ti ha poi portato in biblioteca a sfogliare il tuo primo libro di magia che hai “divorato”, tanto eri ansioso di conoscere e imparare nuove cose. In seguito, quale libro in particolare ti ha colpito di più?

Il libro era di Peter Warlock ‘First Book of Magic’. Mi è piaciuto molto, ma anche in seguito i libri hanno sempre suscitato il mio interesse. Nella mia libreria c’era anche ‘The Greater Magic’ di John Northern Hilliard, un cofanetto di cinque volumi e questo libro mi ha davvero aperto gli occhi alla magia. Mi ha insegnato non solo i piccoli trucchi, ma ha anche rivelato i segreti di alcune apparecchiature truccate, persino le grandi illusioni.
Il libro che probabilmente mi ha influenzato di più in quei primi anni è stato però ‘The Classic Secrets of Magic’ di Bruce Elliott. E’ ancora oggi un libro eccezionale e le due osservazioni finali sono molto interessanti, soprattutto ora a distanza di 60 anni. Vedo spesso questo meraviglioso libro nei negozi di libri usati, in versione tascabile, per un dollaro! Il titolo è stato poi cambiato in ‘Secrets of the Great Magicians’.

3_ Leggendo la tua biografia, tu sottolinei che tre eventi hanno cambiato il tuo cammino magico: la visita in un magic shop a Chicago, un viaggio in California con un amico e infine l’incontro con “qualcuno” speciale. Descrivici questi tre fatti che sono stati così fondamentali e quale di questi è stato il più importante e ti è rimasto più nel cuore.

La visita all’Ireland’s Magic Shop a Chicago mi ha proprio fatto rendere conto di quanto poco sapessi di magia. Guardare con attenzione Vic Torsberg dimostrare e spiegare era già di per sé uno spettacolo di magia.
Ricordo che ho chiesto di vedere Space Silks di U.F. Grant perché sembrava così impossibile nel catalogo.
Io non lo conoscevo allora, ma solo ora mi rendo conto che Vic in realtà era andato nella stanza sul retro e si era tolto la giacca, indossato un maglione ed era venuto di nuovo fuori per dimostrare il trucco a un giovane mago in erba.
Il viaggio in California invece, con la breve sosta a Grand Island in Nebraska, è stato probabilmente l’unico di tutti gli eventi a cui ho partecipato che mi ha convertito al close-up magico. Fino a quel momento mi ero solo dilettato col close-up, ma in realtà lavoravo stando in piedi, mentre vedere Leo Kronopulous sbigottire completamente il pubblico seduto proprio lì, al tavolo con loro, è stata una cosa che non ho mai dimenticato.
Infine, incontrare Ed Marlo è stato come per un drammaturgo alle prime armi incontrare William Shakespeare. Avevo soggezione sia per il suo lavoro che per la sua generosità nel condividere i suoi segreti con me. Trascorrere del tempo con lui a quattr’occhi mi ha reso con fatica consapevole di quanto poco sapessi davvero sulla magia con le carte.
Nonostante ciò, non mi ha mai fatto sentire inferiore o trattato come uno studente.




4_ Quello che mi ha molto incuriosito di te, John, durante le nostre conversazioni, è che tu a differenza di altri maghi che inseguono i clamori del successo e bramano fare uno show a Las Vegas, tu non hai mai cercato le luci della ribalta, i riflettori del palco e le telecamere della televisione.
Quale è stato da sempre il tuo obiettivo lavorando in ambito magico?

Il mio obiettivo è sempre stato quello di guadagnarmi da vivere solo con la magia. Non ho mai avuto bisogno delle luci della ribalta o di godere di grande fama. Apprezzo il riconoscimento da parte di altri maghi che è stato molto gradito, ma la cosa più importante per me è sempre stata quella di soddisfare il pubblico che mi paga per la mia esibizione.

5_ Quando hai capito che il close-up sarebbe stato il tuo genere? Con un pò di rammarico hai notato, durante una convention, che il close-up tradizionale sta scomparendo: cosa hai visto come segnale negativo? Per te il vero close-up come dovrebbe essere?

La mia svolta nel close-up è avvenuta durante il viaggio in California di cui ho già parlato sopra. Leo (Leo Kronopulous N.d.R.) ha davvero influenzato sia il mio modo di pensare sia quello che volevo fare. Ero molto colpito da come in modo così possente e straordinario Leo impressionava la gente seduta al tavolo.
Erano completamente sbalorditi, eppure si divertivano. I miei idoli erano Don Alan e Bert Allerton, due maghi di close-up che hanno fatto entrambi vero close-up. Non ho mai avuto modo di vedere Bert Allerton dal vivo, ma il suo libro ‘The Close-Up Magician’, descriveva veramente il tipo di magia che volevo fare. Don Alan mi ha influenzato riguardo a come lui intratteneva il pubblico, ma la sua comicità non ha mai messo in ombra la magia nè il pubblico se ne è andato sentendosi ingannato.
Stavo lavorando allo Sheraton-Rock Island Motor Inn e una sera in cui mi esibivo un cliente al bar mi ha raccontato di aver visto un ragazzo fare un trucco con un cappello e una moneta. Alla fine del gioco era apparsa una enorme roccia massiccia nel cappello. Ho riconosciuto che quello che stava descrivendo era The Lump of Coal (Il pezzo di carbone) di Don Alan. Mi ha fatto capire che se un trucco è ben fatto e ben presentato, può essere un’esperienza memorabile per il pubblico e non lo potranno mai dimenticare. Devo essere stato un bravo studente, perché questa stessa esperienza accadde di nuovo, solo che questa volta il mago ero io, non Don Alan! Mi sono esibito in Arabia Saudita nel 1976 per la Arabian American Oil Company (ARAMCO), facendo close-up in tutto il Paese.
Nel 1980, sono ritornato e facevo un sopralluogo quando un uomo si è avvicinato e mi ha detto: “Ti ho visto qui diversi anni fa. Hai portato il tuo Bionic Bunny?” Avevo eseguito la mia versione de Il piccolo coniglio elettronico di Anverdi nel 1976 e, quattro anni più tardi, questo profano ancora si ricordava del trucco! La Magia dovrebbe essere così: indimenticabile per la gente. Purtroppo, oggi i club magici e i congressi pensano che il close-up magico sia qualcosa fatto su un palco con le telecamere che riprendono. Ma non è così. La stretta vicinanza con il pubblico è ciò che rende il close-up magico speciale.
Sto parlando di “speciale” per il pubblico, non del mago. Sia che tu stia in piedi o che tu stia seduto, il closeup magico non è close-up se non si è proprio lì accanto agli spettatori.
Loro dovrebbero essere in grado di protendersi verso di te e di toccarti.

6_ Cosa hai provato quando ti chiesero se eri bravo come Don Alan? Lui poi ti diede un consiglio che si
rivelò molto importante per te, che con quel lavoro dovevi mantenere la famiglia.

La mia risposta alla domanda di un agente che mi confrontava a Don Alan, era strettamente finalizzata ad ottenere il lavoro. Don mi ha sempre detto che se fai magia per vivere, tu devi assolutamente dare ai tuoi clienti tutto ciò che loro ti chiedono. Con questo lui intendeva che se volevano un numero ESP o che facessi uno show di mentalismo, se volevano animali con i palloncini o iniziare una torsione, ecc. e io facevo questo, avrei compiuto un ulteriore passo avanti. Se volevano qualcuno abile quanto Don Alan, mi sono ripromesso di dare a loro questo. E, per loro, io ho fatto proprio questo, poiché quella performance di successo è stata per molto tempo associata a quella particolare agenzia.

7_ C’è una routine che da allora ti sta particolarmente a cuore: i bussolotti. Il set allora era poco conosciuto e una delle tre tazze era una Chop Cup, addirittura sconosciuta. Riuscisti ad ingannare e a stupire persino un certo Marlo!Parlane!

Ho avuto la fortuna di avere un set di combinazione di Chop Cups & Balls prima che la maggior parte
dei maghi sapessero che esistevano.
Questo era il nome effettivo che il canadese Herb Morrissey aveva dato ai bussolotti. Più tardi, quando gli altri hanno iniziato a produrle, senza il suo permesso mi permetto di aggiungere, divennero conosciute semplicemente come Combo Cups. Avendo io appunto una Chop Cup, sconosciuta persino ai maghi, ho reso effetti apparentemente impossibili non solo possibili, ma addirittura anche facili. Così, con questo set sono stato in grado di ingannare molti maghi. Tuttavia il mio vero proposito nel lavorare con il set era di far sì che alcuni effetti sembrassero avvenire assolutamente senza movimenti alcuni o acrobazie.
Non era per ingannare i maghi. Tuttavia, l’inganno a loro lo ha fatto.
Uno dei motivi che ha ingannato tanti maghi è che i carichi finali non sono stati fatti tutti durante la sequenza finale, bensì sono avvenuti durante tutta la routine. Quindi, una volta arrivati alla rivelazione finale delle grandi sfere, i maghi si aspettavano di vedere movimenti di carico, ma questi erano già stati effettuati molto prima nel corso della routine appunto. Ecco perché Ed Marlo si è perso alcuni dei carichi!
L’idea di una misteriosa Chop Cup e di carichi fatti tutti nel corso della routine sembra ormai all’ordine del giorno e non è più una novità. Ma tornando agli inizi del 1970, quando ho sviluppato la routine The Mendoza Cup & Balls, oltre quaranta anni fa, quei principi erano rivoluzionari e radicalmente diversi da tutto ciò che era stato fatto in precedenza con le Cups & Balls. I principi, tuttavia sono ancora oggi molto efficaci. Se tu guardi l’ultimo DVD di Ricky Jay, verso la fine lui fa una sequenza di Cups & Ball. Quella sequenza utilizza una Chop Cup e sono sicuro che la maggior parte dei maghi non si rende conto di ciò e gli attribuisce una destrezza impossibile di mano.




8_ Per nove anni hai organizzato e finanziato un congresso di close-up, definito da Dai Vernon:”La miglior convention di close-up che io abbia mai frequentato” in cui hai avuto come ospiti delle vere superstar: Paul Harris, Daryl Martinez, Michael Ammar, Harry Lorayne, Derek Dingle, Dai Vernon, Ed Marlo e … Aurelio Paviato ! (Quando ho letto il suo nome e visto voi due in foto non ci potevo credere: dopo i successi televisivi di Silvan, che hai conosciuto, il primo mago a ritornare alla ribalta e ad essere un mio riferimento è stato proprio lui!). Raccontaci un pò l’atmosfera e perché, nonostante le richieste, non hai più ritenuto il caso di rifarlo.

Il mio congresso è un ricordo molto felice per me. Ho fatto in modo che fosse piccolo e mantenuto in movimento ed attivo. C’era pochissimo “tempo morto”, fatta eccezione per i pasti. Ci sono state conferenze e spettacoli durante tutto il tempo. La mia idea in seguito era quello di ottenere “Superstars” magiche che i maghi non avevano mai visto di persona. O, almeno, non facilmente. Allora viaggiare non era ancora così facile come lo è oggi e ottenere alcuni di questi artisti al congresso era difficile.
Se non ricordo male, addirittura Paviato ha dovuto andare da Milano a Chicago o a New York e credo che abbia perso il primo volo per St. Louis, dove si è svolto il congresso.
Quindi, è stato un grosso problema avere queste persone qui.
Il mio unico rammarico è che non sono riuscito ad avere tra gli ospiti Ross Bertram. Morì l’anno in cui mi stavo prodigando per avere anche lui al congresso. Ho avuto delle vere “Superstars”: Dai Vernon, Ed Marlo, Derek Dingle, Fr. John Hamman e di più, ma non sono riuscito ad avere purtroppo Ross Bertram.
Ho avuto diverse richieste per farlo di nuovo, ma uno dei motivi per cui non lo faccio è che ritengo non ci siano più oggi delle vere Superstars di close-up magico. Ci sono invece troppi “maghi di strada”. Loro sono bravi e hanno talento, ma non hanno il carisma delle stelle del passato. A proposito, parlando di carisma, tu hai accennato a Silvan che io ho avuto la fortuna di incontrare quando ero in Italia. Secondo il mio parere, quando un profano pensa a come un mago dovrebbe apparire ed eseguire, è Silvan che lui immagina.
Silvan era alto, bello e un signore in assoluto. Io non so nemmeno se si ricordi di me, ma ha fatto una grande impressione su di me. Come
Channing Pollock e anche Lance Burton, ancora adesso Silvan è un vero e autentico mago.



9_ Come ti sei sentito nelle vesti del cowboy Gilbert Giddyup, mascotte di Hardee, gruppo concorrente di McDonald, in quelle che hai definito “le serate più redditizie della mia carriera”?

Gilbert Giddyup è stato un vero esempio del consiglio di Don Alan di dare al cliente tutto ciò che lui richiede dalla magia. Hardee è una grande catena di vendita al dettaglio qui negli Stati Uniti e, nonostante io indossassi un costume sciocco diventando un personaggio comico, il lavoro mi ha procurato un ottimo guadagno che mi ha sostenuto economicamente per un anno. Come potete vedere nelle foto, ho cercato di trasmettere il mio concetto di close-up anche a Gilbert, così ho sempre permesso ai bambini e ai ragazzi del pubblico di accalcarsi addirittura accanto e intorno a me. Io ho effettivamente apprezzato molto questo lavoro.
Purtroppo però Gilbert non ha mai preso piede con i bambini e riscosso successo come Ronald McDonald, quindi il programma si è concluso nell’arco di un anno. Penso sempre a come Willard Scott, l’ex meteorologo per l’NBC Today Show, ha cominciato come Ronald McDonald e ha avuto un grande successo. Hardee* però ha continuato poi la promozione e io sarei stato felice di continuare ad essere Gilbert Giddyup per loro per tutta la durata del programma ... anche se avrebbe significato essere ancora oggi nelle vesti di Gilbert!
*Nota:
In una ricerca da me fatta, ho scoperto che Wilbur Hardee, beffa del destino, in una partita di poker ha perso il controllo della sua azienda e ha dovuto vendere le sue azioni. ( N.d.R.)

10_ Poi nel 1976, hai lavorato per Steven Ford, figlio del presidente Gerald Ford, presentando a lui e agli amici in esclusiva una routine tratta da un tuo libro. Quale?

Lui era in compagnia di amici e io ho eseguito una routine di Mental Poker ripresa direttamente dal mio libro ‘The Book of John’. Questo incontro ha fatto sì che venissi ingaggiato per ARAMCO che mi ha portato in Arabia Saudita per la prima volta nel 1976. Poi quattro anni dopo, nel 1980, sono tornato in Arabia Saudita per esibirmi di nuovo. Comunque più tardi a Steven Ford e ad un suo amico ho fatto poi un’altra routine e quell’effetto era The Card In The Wallet (La carta nel portafoglio), esattamente come descritto ancora una volta in ‘The Book of John’.

11_ Di seguito a questo, fosti contattato appunto da una compagnia petrolifera arabo-americana in Arabia, la ARAMCO (Arabian American Oil Company), ricevendo il compenso più alto a te mai corrisposto. Questo fu uno dei tanti viaggi compiuti all’estero, oltre al Giappone e al tour europeo. Quale di queste tappe ricordi con più nostalgia?

Questa è una domanda difficile a cui rispondere in quanto le culture sono così notevolmente differenti. Forse la più affascinante era l’Arabia Saudita, anche se, sinceramente, ero un pò preoccupato poiché proprio durante quel periodo stavano iniziando le primissime fasi di attività terroristica e di sentimento anti-americano in alcuni Paesi del Medio Oriente. Mi ricordo di un evento davvero spaventoso in Arabia Saudita. Mi sono esibito in molte piccole stazioni di estrazioni petrolifere distanti tra loro in tutto il territorio nazionale. Per andare in una di loro all’interno del Paese ho dovuto prendere un volo. Così il mio autista mi ha portato fuori, all’interno del deserto. Faceva molto caldo. Nel bel mezzo del nulla, siamo arrivati fino a una piccola capanna di legno, a malapena sufficiente per ospitare un uomo e a una piccola pista di atterraggio non asfaltata. Il conducente si è fermato alla capanna che era chiusa e mi ha detto di scendere e aspettare che l’aereo arrivasse. Gli ho chiesto se lui sarebbe restato e mi ha risposto che non poteva ed è ripartito, lasciandomi così letteralmente solo in mezzo al nulla nel deserto torrido! Io non sapevo nemmeno cosa pensare o cosa poter fare. Che cosa sarebbe successo se l’aereo non fosse mai arrivato? Per fortuna mi aveva lasciato una piccola bottiglia d’acqua. Ho aspettato probabilmente 15 minuti e poi all’orizzonte ho potuto vedere una piccola figura venire verso di me. Mi ha ricordato una scena del film ‘Lawrence d’Arabia’, poichè la figura diventava grande e sempre più grande a mano a mano che si avvicinava. Finalmente ho potuto scorgere e distinguere che era un uomo arabo in sella a un cammello. E’ stata proprio la scena di ‘Lawrence d’Arabia’! Stavo immaginando che avrebbe cavalcato fino a me e mi avrebbe sparato e preso tutta la mia roba. Io, ovviamente, guardo troppi film! E invece è arrivato a circa 20 metri di distanza da me, ha portato il suo cammello in posizione di riposo, poi è smontato e si è semplicemente accovacciato lì accanto al cammello e non ha detto nulla.
Siamo entrambi rimasti in silenzio per qualche minuto, quando ho sentito il ronzio del motore di un aereo. E infatti l’aereo finalmente stava arrivando ed è atterrato e rullava a pochi metri da me. Sono salito e siamo partiti per Sufaniya.
Ho chiesto al pilota riguardo all’uomo e al cammello e lui mi ha risposto: “Oh, ai beduini piace venire qui e guardare gli aerei atterrare e decollare!” E difatti, quando ho guardato fuori dal finestrino, l’uomo era montato sul suo cammello e trottava indifferente attraverso l’immenso deserto. Arabia Saudita ed Egitto sono stati certamente i Paesi più affascinanti semplicemente per via delle profonde ed enormi differenze di cultura tra tali Paesi e l’America. I miei ricordi più piacevoli del tour europeo sono invece relativi:
al periodo trascorso con Dan O’Donoghue in Irlanda, alla bellezza di Parigi, al sentirmi come “a casa” a Madrid, in Spagna, infine al calore del’Italia. Mentre ero in Italia, ho alloggiato in casa di un mago chiamato “El Presidente”. Mi dispiace ma non ricordo il suo vero nome! Ma aveva una vigna e aveva imbottigliato un vino denominato: ”Mendoza”! Ne ho portate a casa due bottiglie. Chiunque io abbia incontrato in tutti i miei viaggi è stato molto gentile e cordiale. Io mi ritengo fortunato di aver potuto visitare così tanti Paesi in Europa e in Asia solo grazie a un mazzo di carte.

12_ Quanti libri hai scritto e a quale sei più legato?

Complessivamente ho scritto 27 libri e /o manoscritti. I tre libri di cui io sono più orgoglioso sono: ‘The Mendoza Cups & Balls’, perché è stato il mio primo libro. Poi ‘The Book of John’ semplicemente perché, con tutta la dovuta umiltà, è un ottimo libro. Da alcuni critici è stato paragonato al ‘Book of Magic’ di Dai Vernon. Il terzo potrebbe essere ‘Close-Up Presentations’. Questo è un libro che è stato poco considerato dalla maggior parte dei maghi, ma letteralmente tutti quelli che l’hanno letto dicono che contiene alcuni dei migliori consigli mai scritti per chi vuole fare magia per vivere. A una conferenza a cui ho partecipato, Eugene Burger ha spiegato che la routine Three Card Monte che aveva presentato era stata notevolmente influenzata da quella scritta in ‘Close-Up Presentations’.
Tra i libri che ho scritto per altri, i due che mi hanno dato maggior orgoglio sono:’The Right Stuff’, la Magia di Chris Kenner e ‘TKO’, la Magia di Don England. Gran parte del materiale da ‘The Right Stuff’ è stato successivamente ripubblicato in ‘He’s Out of Control’, un libro scritto da Richard Kaufman sulla magia di Chris Kenner.

13_ A te che è sempre interessato semplicemente esercitare questo lavoro per passione e per guadagnarti da vivere, cosa diresti alle persone che invece pur di essere online e visibili al mondo intero, “vendono” la magia facendo video tutorial?

Penso che ci siano troppi DVD “one-trick” e download nella magia di oggi. Un trucco che spesso si vende per $ 30 - $ 40 di oggi, anni fa sarebbe stato un semplice contributo ad una rivista o un articolo per un libro. E così molti di questi sono semplicemente vecchi trucchi “re-inventati”. Prendete, per esempio ‘RED’ che è stato recentemente pubblicato da Craig Petty. E’ esattamente lo stesso gioco di Bob King, intitolato ‘New Wave Prediction’ e questo articolo è più vecchio di oltre dieci anni! Inoltre, in troppi usano i video per “barare” sulle loro dimostrazioni e messaggi pubblicitari.
Per i trucchi mentali, il film risulta volutamente perfetto, cosa che non può accadere sempre. Questo era
raro 20 anni fa, ora invece è comune. Internet ha reso molto difficile mantenere i segreti. Troppi giovani maghi pubblicano subito e senza indugio le spiegazioni su Youtube, anche se i trucchi non sono loro a svelarli. Ci sono alcune cose buone da dire riguardo la magia on-line e, alla fine, i lati positivi supereranno quelli spiacevoli e dannosi, ma, per ora, non penso che sia molto positiva.

14_ Oggi che più che mai ai mass media si sono aggiunti grossi canali di diffusione come internet, youtube e facebook, cosa ne pensi di questo voler rendere tutto commerciale, privando la magia della possibilità di essere fruita come poesia e come un piacevole intrattenimento e non come un prodotto che chiunque comprando i giochi di prestigio online possa proporre?

Rendere tutto commerciabile non è una buona cosa. Ho già accennato in proposito rispondendo all’ultima domanda.
I negozi di magia vengono utilizzati perché, soprattutto per i profani, hanno un aspetto mistico e di grande fascino.
Tu hai percepito che ci stiamo muovendo in un ambiente dove la quantità di informazioni che ci vengono rivelate è proporzionata con l’interesse e abilità che tu possiedi in magia. Con gli attuali social media e Internet chiunque può trovare sia un gioco di magia sia comprarne il segreto o, in molti casi, anche leggerlo gratuitamente. Se qualcuno vuole scoprire un segreto, Internet può danneggiare molto di più di quanto il Mago Mascherato abbia mai fatto.



15_ Molti maghi si stupiscono che tu non sia mai apparso sulla copertina di una rivista. Perché sei così restio a farti fotografare?

Io non sono riluttante a farmi fotografare. Infatti, ci sono probabilmente migliaia di foto di me con prestigiatori perché non rifiuto mai quando qualcuno mi chiede se può scattare una foto con me, di farlo. Non sono mai apparso sulla copertina di una rivista di magia e, sinceramente, ciò mi rattrista un pò.
Vedo le foto di persone di cui non ho mai sentito parlare o di “maghi” che sono in realtà solo politicamente coinvolti con i loro club di magia, ma non sono molto bravi e trovo triste che a me che ho guadagnato da vivere con la magia per 45 anni ormai, quasi mezzo secolo, nessuna organizzazione magica abbia mai pensato valesse la pena intervistarmi oppure scrivere un articolo su di me.
Ed Marlo una volta mi ha detto che quando un ragazzino comincia a frequentare l’ambiente magico, pensa che il presidente del club magico sia presidente perché lui è il miglior mago del gruppo. Ben presto ci si rende conto però che spesso questo non è il caso.
John Racherbaumer una volta ha scritto, non riesco però a ricordare a chi la citazione era stato accreditata, ma è così vero, che “I club magici sono per la magia quello che i circoli sportivi sono per il Paese.” Nei circoli sportivi i ricchi vanno a giocare a golf, ma ciò non rende gli Stati Uniti un Paese migliore. La stessa cosa avviene per i club magici: la maggior parte di loro non fa della magia un’arte migliore.



16_ Oggi, con la tua esperienza, dopo aver conosciuto tanti maghi, letto e scritto libri, partecipato a convention e soprattutto dopo aver tanto lavorato a stretto contatto col pubblico, come definisci la magia?

La magia, come è intesa ed eseguita da me, è semplicemente intrattenere il pubblico facendo l’impossibile. Penso che sia stato Vernon una volta a dire: “Essere ingannati è intrinsecamente divertente.” E questo è più o meno vero.
Non devi essere un comico, come tanti cercano di fare oggi, per divertire e intrattenere il pubblico. Semplicemente devi eseguire bene i tuoi trucchi e il pubblico risponderà favorevolmente.

17_ Tu hai conosciuto lo S.M.I. perché il Presidente Gianluigi Sordellini ha promosso una serie di iniziative su di te:
una conferenza e soprattutto perché verrà pubblicato un libro con le tue routine di carte, personalizzate con modifiche e migliorie dall’autore. Cosa ne pensi e come ti senti?

Ho avuto la fortuna di vedere diversi maghi esibirsi con il mio materiale in vari concorsi e vincere. Quando uno pubblica il proprio lavoro, deve veramente sperare che poi alcuni lettori lo studino davvero, lo imparino e lo eseguano.
E così è stato per me. Io trovo molto lusinghiero che Gianluigi lo abbia sviluppato ulteriormente e abbia scoperto che la mia magia fosse di interesse tale che non solo ne ha acquisito la padronanza, ma l’ha affinata e rielaborata per adattarla alla propria personalità esecutiva. E’ la più grande soddisfazione per il mio lavoro.

18_ Ogni volta chiedo un saluto per i lettori che, leggendo questa intervista, conosceranno meglio a te e non solo perchè sei l’autore di magiche routine ma anche per la tua formazione, il cammino che hai percorso e le varie esperienze che ti hanno permesso di ottenere tutti questi risultati!

Grazie a tutti i maghi che si sono interessati a ciò che ho da offrire. Spero che questo renda i vostri obiettivi magici più facili da raggiungere. La Magia è stata per me molto positiva e mi auguro che sia lo stesso per voi. *Ti auguro un gran successo per il tuo futuro!
E grazie a te, Silvia, per l’interesse e per la meravigliosa corrispondenza che abbiamo condiviso!
*Nota:
John ha scritto questo augurio in italiano, nel “suo” italiano, per tutti i lettori della rivista. (N.d.R.)


… e che spero continueremo ancora a condividere !!!!!
Cosa dire di John? O meglio: cos’altro dire ancora di questo incredibile e giramondo mago di St. Louis?
Probabilmente per me è stato più facile scrivere per gli altri artisti che ho conosciuto al fine di intervistarli, con i quali l’amicizia è stata approfondita poi, piuttosto che per lui che, un anno fa, da subito mi ha teso la sua mano di amico pur essendo a lui del tutto sconosciuta e mi ha aperto le porte della sua vita privata e professionale. Non è stato appunto semplice raccontare una vita così intensa, filtrando il privato e cogliendone i momenti salienti in modo da far diventare questi un esempio per chi legge e al contempo uno stimolo a non fermarsi mai, ad avere un obiettivo, senza trascurare però l’importanza di una formazione completa come la sua che gli ha permesso di spaziare da un ambito all’altro, pur di lavorare e soddisfare le esigenze del suo pubblico.
Come ho già scritto all’inizio, sono davvero orgogliosa che sia capitato a me questo grande onore di aver alleviato il suo rammarico facendo a lui la prima intervista di tutta la sua carriera. Una carriera di ben quarantacinque anni!
Da subito, leggendo le sue parole e le sue risposte durante le nostre conversazioni e constatando oltretutto la sua generosità per una persona sconosciuta che addirittura vive oltreoceano, è nata questa mia considerazione.
“La stima per una persona si dimostra nel riconoscerne la grandezza nella sua umiltà.”
Le persone davvero importanti non fanno i divi stando sul piedistallo a guardarti dall’alto, tipico invece di chi ha bisogno di visibilità perché è l’unica cosa che gli serve non avendo niente da offrire. Ho imparato un suo gioco e da qui è nata la curiosità di conoscerlo! All’inizio non sapevo come pormi nei suoi confronti, non volevo essere invadente né sembrare il solito ammiratore stucchevole con tanto di salamelecchi. Ho anche pensato: con tutte le persone che gli scriveranno non mi risponderà mai! Invece poi, conversando frequentemente, lui ha apprezzato il mio entusiasmo, la mia curiosità e la mia passione per la magia e ha iniziato a parlarmi di sé e della sua vita personale e professionale. Non posso che invidiarlo per aver avuto la fortuna di incontrare i cosiddetti “mostri sacri” della magia che son diventati poi suoi maestri, ma ancor prima suoi amici! Nomi che ho sempre letto e di cui ho sentito parlare come delle leggende e che a lui hanno aperto il cuore condividendo i segreti del loro lavoro. Ciò sembra davvero incredibile e avvalora quanto detto all’inizio a proposito di quanta grandezza traspaia nell’umiltà di queste persone. Come non invidiarlo poi, anche per aver girato il mondo tre volte grazie semplicemente a “un mazzo di carte”, per aver incontrato tante persone, culture e realtà così diverse. Ammirevole anche la sua scelta di esibirsi solo per il pubblico, disertando convention, club magici e luci della ribalta. Riguardo alla nostra amicizia, nonostante la difficoltà di parlare due lingue diverse, ciò non è stato di ostacolo, se non appunto un Oceano che ci divide.
Magari poter avere lui come Maestro! Magari riproponesse la sua convention con le superstars. Visto che la casualità è stata un fattore costante nella sua vita e carriera chissà che casualmente le nostre strade si possano un giorno incontrare e magari io possa andare in America e partecipare all’edizione straordinaria del ‘Mendoza Magic Days’ !!!!!!

SILVIA CESARINI








 

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