In origine
L’Origine , lo sviluppo, l’Italia magica
Quando siamo di fronte ad un pubblico per presentare i nostri live show magici dovremmo avere molto chiaro che, oltre a rappresentare l’arte magica, portiamo dentro di noi l’evoluzione di principi e una storia che nascono con la nascita del genere umano.
Infatti L’arte magica ha radici molto antiche ed è presente in tutte le civiltà arcaiche e moderne, e le sue informazioni mescolano argomenti tra il sacro e il profano.
I primi scritti che parlano dell’illusionismo sia nella cultura occidentale che in quella orientale sono testi religiosi.
Le principali scritture sacre dai Veda indiani alla Bibbia, dai papiri egizi al Dhammapadda tibetano raccontano di episodi e miracoli che sono esattamente uguali a giochi di prestigio ed illusionismo.
In india il Natyasatra del VI secolo e’ il più antico manuale di arti teatrali ed e’ un testo religioso.
Nella Bibbia e nei Vangeli Apocrifi, ovvero quelli non riconosciuti dalla Chiesa dopo il Concilio di Trento,si parla di giochi di prestigio, sotto forma di Atto Sacro.
Ci sono chiari riferimenti a miracoli che sono esattamente effetti magici compiuti da prestigiatori nel corso dei secoli.
Questo non vuol dire che non possono essere autentici ma che nel nostro passato le due cose , magia e religione, prima della loro scissione , erano la stessa cosa.
L’antropologia (termine composto col prefisso antropo-, dal greco άνθρωπος ànthropos = “uomo” più il suffisso -logia, dal greco λόγος, lògos = “parola, discorso”) è la scienza che studia l’uomo dal punto di vista sociale, culturale, fisico e dei suoi comportamenti nella società.
Proprio l’antropologia fissa l’evoluzione della società in magia, reli- gione e scienza.
Dagli antichi sciamani , persone che custodivano e comunicavano con il divino, figure quindi di transizione tra l’universo sensibile e quello ignoto, che hanno il ruolo di custodia e risveglio del mito che attraverso lo stato di trance mescolano danza, teatro, acrobazia, illusionismo passando per i cerretani medioevali fino al 600, periodo in cui il metodo scientifico si istaura anche nell’arte magica.
I l passaggio dal rito di culto a spettacolo prende forma nel neolitico quando l’agricoltura definisce società più stabili, non più legate al nomadismo e il cui ritmo della giornata inizia a separare il tempo del lavoro da quello ludico.
Lo sciamano cambia forma e tende a dividersi tra le figure sociali più definite come il sacerdote, del medico e dell’artista.
Dunque la magia come spettacolo e’ frutto di una lenta evoluzione e di un continuo scambio di tecniche e simboli tra il campo dello spettacolo e quello della religione.
Uno di questi simboli e’ il nome: magia.
La parola magia e’ antica quanto la scrittura, fin dai criptogrammi Uruk 4000 a.c., e la sua origine e’ tra tutte le civiltà antiche occidentali ed orientali.
Per i Sumeri di Accad “imga” vuol dire sacerdote
Per gli Assiri “maga”
Per i Babilonesi “rab-mag”
In Persia “mugh” vuol dire portatore del fuoco e “maghdim” saggio e filosofo “Magus” in latino
Secondo Erotodo i magi si avvicinano alla civiltà mediterranea dal 540 a.c. con le conquiste di Ciro in Asia Minore. Erano membri di una delle sei tribù della Media.
I magi si diffondono nel mediterraneo combinando studi umanistici , filosofici e conoscenze scientifiche, e sono loro che secondo il vangelo, grazie alla conoscenza degli astri rendono omaggio a Gesù Bambino.
Per Platone nel simposio indica con il termine “Goeteia” chi procura inganno, illusione.
Simbolo dei magi e’ il concetto di fluido, concetto che appartiene allo zoroastrismo.
Il simbolo della bacchetta magica e’ un altro simbolo che deriva dal sacro: nelle corti indiane il prolungamento delle mano del mago e’ una piuma di pavone, in Mesopotamia ed Egitto e’ un bastone, nella mitologia giudaica e’ la verga di Giacobbe o il bastone che nella Bibbia Mose trasforma in serpente o che Cristo usa per operare i miracoli nell’iconografia cristiana, o la bacchetta che usano i magi persiani.
Dal sacro un altro simbolo magico: l’incantesimo.
Un rituale di gesti, gestuale o verbale, che utilizza formule generalmente presi dai libri sacri come i salmi o come in india dai mantra, o creando parole magiche come “wallawalla” o “gilli gilli” che simboleggiano il suono ritmico del tamburo .
Nel medioevo parole magiche come “hokus pokus” diventa sinonimo universale del gioco di prestigio , parola magica apparsa in un poema tedesco del 1213 e nasce probabilmente come profanazione imitativa del cristiano “hoc est corpus”.
Altre parole magiche “abracadabra” di origine ebraica che secondo alcuni e’ formata da due radici ebraiche “baraca” che significa benedizione e “dabra” che vuol dire dire/dare.
Veniva scritta disponendo le lettere a forma di piramide con il vertice verso il basso che simboleggiava la sparizione della malattia e dei malanni.
La parola magica “Simsalabim” invece e’ di recente introduzione. Il prestigiatore Dantè prese queste tre parole da una filastrocca finlandese.
Seguendo la tradizione dei grandi prestigiatori Silvan la utilizzò per i suoi spettacoli in teatro e televisivi fin dagli anni 60/70. L’idea del suo utilizzo iniziò intorno agli anni 60 .
Nel 1958 Silvan , in tournee con Renato Carosone in Germania , venne invitato ad assistere ad uno spettacolo dell’illusionista tedesco Kalanag.
Nei camerini nel back stage, Kalanag salutò Silvan dicendo “ zim zala bim”.
Da allora, in omaggio a Dante e Kalanag, “sim sala bim” e’ diventata la parola magica in Italia per
eccellenza.
Prestigiatore o prestidigitatore e’ il termine più utilizzato nel mondo artistico, termine citato anche da Plauto e che deriva dal latino unendo due parole “presto” e “digitus” che significa “essere
svelto con le mani “.
Illusionismo e’ il termine che indica l’arte dei prestigiatori e’ che unisce tutte le forme e le branche dell’arte magica.
La distinzione tra religione e magia inizia ad essere presa seriamente in considerazione quando si inizia a diffondersi i riti di stregoneria. l’arte magica era spesso associata alla stregoneria o al satanismo, quest’ultima in realtà un eresia cristiana e non una pratica magica.
Ricordiamo che L’imperatore Tiberio (42 ac/ 37 dc), vietò la magia nelle Gallie.
L’imperatore Vitellio (15dc/ 69dc), bandì i maghi dall’Italia.
Plinio il vecchio, nei libri dedicati all’imperatore Tito (39dc/ 81dc), affermava che la magia era usata da maghi stupidi ed ottusi il cui fine era il male dell’umanità.
I Caldei , maestri della magia, furono perseguitati e più volte scacciati dal suolo italiano.
L’imperatore Costanzo vietò ogni forma di magia o di profezia. Per chi si dedicava c’era la testa mozzata con un colpo di spada.
Anche gli imperatori cristiani -Valente( 328/378), Valentiano(321/375), Teodosio(346/395)- fecero una lotta lunga e tenace ai seguaci della magia.
Gli artisti prestigiatori sono girovaghi, attori, giullari,- saltimbanchi e maestri di bagatelle.
Si hanno notizie in testi latini di prestigiatori che si esibiscono a Roma nel gioco dei bussolotti usando pietre e le piccole coppe che contenevano aceto.
Questi artisti venivano chiamati acetabularii o calcularii (a seconda che si volesse dare maggiore importanza alle coppeace tabulae - o ai sassolini – calculi -)
Ne parla Seneca : descrive il gioco dei bussolotti dicendo che l’effetto è eseguito nell’ l’Impero Romano con “lithidia” o ciottoli bianchi del tipo che si trovano nei torrenti montani.
Anche Sextus Epicurus parla di questi artisti : “sicut acetabulari spectantium oculos agilitate manuum fuffurantur, ac illudunt” e anche Leonzio di Napoli che descrive un giocatore di bagatelle simile a quello descritto da Alcifrone in Grecia
Dal 1000 al 1400 la magia è ancora sinonimo di occultismo. Nel 1150 S. Bernardo di Chiaravalle -(monaco cistercense francese 1090 - 1153) in un sermone arriva persino a condannare i prestigiatori.
Sono però giunti a noi alcuni nomi di artisti italiani:
Andreas, prestigiatore ai tempi di Giustiniano , che si presentava nelle piazze italiane accompagnato da un cane di pelo rosso e cieco
Il trecentesco Passera della Gherminella, ricordato per i giochi di destrezza nelle piazze.
Ci sono riferimenti storici di artisti da strada nell’opera di Baldassarre Da Fossombrone a cui dedica un sonetto ad un anonimo “giugator di bagatelle” e Bernardo Bellincioni a cui dedica un sonetto al poeta Balbo appassionato di prestigiazione .
All’inizio del cinquecento Teofilo Folengo descrive nel suo “Baldus” di un certo Boccalo , di Bergamo esperto nel gioco dei bussolotti. In quest’ opera si parla di un prestigiatore tale Zamarella al servizio di Borgo d’Este.
Scrive infatti il Folengo nel suo poema in 25 libri e 16.000 versi “ un berga masco di nome Bocalo, da un cantucio della nave,tira fuori: una bisaccia tutta rattoppata ricucita e piu sudicia di un grembiule da cuoco che quando si lava non sa dove stia di casa il sapone. frugando in quegli stracci, prende una
saccoccia e se la mette intorno alla vita in modo da farla ricadere mollemente lungo il fianco destro.
Si dispone dietro un trespolo, come fosse un banchiere che voglia contare moneta..presto si rimbocca le maniche della tunica e della camicia fino ai gomiti, come si usa fare la fantesca in riva al fiume mentre fa il bucato e nel curvarsi mostra le grosse gambe attirando l’attenzione dei guardoni che passano sull’argine.
Giuberto, dopo aver coperto la chitarra si siede accanto a Baldo e comincia a ridere.
Bocalo aveva gia tirato fuori dalla sua bisaccia: tre bussolotti di latta - o forse cinque?-…e anche delle palline leggere, non so quante,poco piu grosse delle pillole.
A proposito di pillole,mesue,medico arabo,disse”recipe pro capite,anna tria scropola,fiat”
Con questi soli attrezzi incomincia,con bel garbo,l’arte del battelliere; zanarella che era un mago del maneggiare bussolotti e palline,di sicuro non fece meglio nell’esibirsi di fronte al duca borso d’este.
Ma guarda,cosa da non crederci, l’abilita delle sue mani: i bussolotti sono tre,ma arriveranno a sembrare cinquanta. li pone uno sopra l’altro;in un attimo li capovolge e li separa facendoli restare con il culo in alto e sul fondo appaiono: tre palline,poi cinque ed infine una sola pallina…sola soletta” Pietro Aretino parla di Maestro Muccia.
Di lui l’unica fonte ritrovata e’ scritta da Giacomo Bosio in cui si parla di “ Mehemet Ienibassar , “turco abilissimo a far giochi di mano e buffone graziosissimo il quale poi fu comunemente chiamato Maestro Muccia”
Sempre all’inizio del cinquecento viene citato Bartolomeo Bagatella, giocoliere e istrione friulano che veniva reclutato dagli anziani del comune di Bologna nel 1484 e citato in un epitaffio da Celio Calcagnini.
Ma nelle corti europee ed italiane , grazie alle scienze, inizia a diffondersi i giochi di prestigio sotto forma di ludo matematici:
Il primo libro che parla di ricreazioni matematiche non è di un italiano, ma è scritto in latino,e viene attribuito ad Alcuino da York (735/804) invitato da Carlo Magno per favorire la cultura nel suo impero. Nel manoscritto “de artihmeticis propositionibus” troviamo due pagine dove è descritto un gioco matematico.
Acquistato per la cifra di un milione di dollari e’ oggi conservata nella biblioteca dell’università di Trieste. Successivamente Leonardo da Pisa, detto Fibonacci (1170 /1250), incluse nel celebre “Liber Abaci”, del 1202, giochi di divinazioni matematiche.
Il più grande genio della storia, Leonardo da Vinci (Vinci 1452 – Amboise 1519), nel manoscritto “C”, conservato a Parigi presso la Bibliotheque e l’Istitute de France, inserisce due “giochi di partito” (di divisione), descritti come se si trattasse di giochi di prestigio.
Giochi matematici apparvero per la prima volta in forma di libro nel “Trattato di aritmetica” di Filippo Calandri (1491).
Fra’ Luca Pacioli (Borgo San Sepolcro, d.C. 1445 – 1514 o 1517), figura di grande importanza, compone tra il 1496 e 1509 il “De viribus quantitatis”.
Pacioli in questa meravigliosa opera ci offre la prima testimonianza di un tale tipo di esibizione, nel repertorio di un prestigiatore, ad opera di tal Giovanni de Jasonne di Ferrara da lui visto “… in Venegia”.
Recentemente chi scrive ha messo a conoscenza della Comunità Magica Mondiale, la scoperta di un manoscritto di Pacioli, datato nel 1478.
Questa scoperta è importantissima per la storia della matematica ricreativa, perché sembra sia una prima stesura del libro successivo, dove però spesso, i giochi cambiano ambientazione o soluzione.
Questo manoscritto è rimasto sconosciuto ai più (anche agli studiosi) perché era una sorta di “Dispense per gli studenti”, che il buon frate utilizzava nelle lezioni, per i suoi studenti di Perugia.
Dai Ludo matematici, si passa a giochi di prestigio.
Nella seconda meta del cinquecento troviamo molti scritti e grandi uomini si interessano a creare e illustrare giochi di prestigio : Pietro Aretino ( Arezzo 1492 – 1556)
Nel suo libro “Le Carte Parlanti” (1543) fa riferimento - per la sua fama e bravura - a Dalmao , un prestigiatore spagnolo alla corte del conte Guido Rangone, ed al suo servo, anonimo, di Forlì.
Nel libro si parla del gioco con “moralità piacevole”.
Le carte parlano e rivendicano una propria funzione morale ponendosi contro la tradizione che le vuole figlie del diavolo e fonte di dissolutezza per l’uomo.
Richiamando fonti letterarie illustri (Apuleio, Aristofane, Omero e Luciano), racconta alcuni curiosi aneddoti e ci da varie informazioni sui bari dei suoi tempi.
Nello stesso libro si legge una descrizione di quello che tre secoli dopo, nel 1888, verrà “creato” da P. J. Kepplinger di San Francisco con il nome di “Kepplinger Holdout”, un accessorio preziosissimo per un baro (una specie di terza mano) Girolamo Cardano (Pavia 1501 – 1576) - medico, matematico e scienziato - pubblica giochi di prestigio in “De Subtilitate” - dove si trova la descrizione di alcuni dispositivi meccanici per il sollevamento
di pesi - e in “De rerum variegate” – dove si trovano le istruzioni per la fabbricazione di un anello stupefacente, capace di apparire sdoppiato e come sospeso in aria. In quest’ ultima opera Cardano, al capitolo XVIII, dedicato alle Meraviglie e alla rappresentazione di cose stupefacenti, parla di un qualcosa che è molto simile agli “anelli cinesi” : “anelli sorprendenti, capaci di unirsi, senza saldature, in catena, mostrati durante gli spettacoli di giochi di prestigio alla corte milanese
di Carlo V”.
Nell’edizione 1559 del suo De Subtilitate, parla del prestigiatore spagnolo “Daumatum” (è stato appurato che si tratta dello stesso “Dalmao” citato da Pietro Aretino). Tommaso Garzoni da Bagnocavallo (Bagnacavallo 1549-1589) scrive “ il serraglio degli stupori del mondo” e nel 1584 “La Piazza universale di tutte le professioni del mondo” e successivamente “ la sinagoga degli ignoranti”
Grazie alle opere di Tommaso Garzoni possiamo conoscere altri artisti italiani tra cui:
Abramo Colorni ( o Colorno) nato a Mantova tra il 1530 e il 1544 e ivi morto nel 1599.
Architetto, matematico, inventore, costruttore d’armi , ( inventa armi e progetta fortezze), letterato e soprattutto ingegnere (nel 1578 acquista questa posizione nella corte di Alfonso d’ Este duca di Ferrara ).
Garzoni è il testimone più importante delle sue capacita’ di prestigiatore.
Bravissimo cartomago, la sua vita è avventurosa.
E’ un pioniere dell’arte della fuga, essendo evaso dalle carceri di Stoccolma e successivamente viene assunto per far fuggire nobiluomini dell’epoca .
Oltre a essere appassionato prestigiatore diventa diplomatico. -Girolamo Scotto
A parte un breve accenno a noi pervenuto grazie all’opera di Tommaso Garzoni “La piazza universale di tutte le professioni del mondo”, il suo nome e la sua importante figura sono rimasti sconosciuti per secoli.
Il primo a parlare dei suoi prodigi fu Leopoldo Cerri in un articolo pubblicato su un quotidiano piacentino nel 1899 dal titolo “Il prestigiatore Girolamo Scottino”. Successivamente Sidney Clarke nella sua opera “The annals of conjuring”, dedicata alla storia della magia, parla di Scoto associandolo alla negromanzia e ad Edward Kelly. Ottokar Fischer fu il primo a definire la sua importante figura magica nel ’500 con l’articolo intitolato “Hieronimus Scotto. An unknown conjuring of the renaissance” pubblicato sul testo di magia “The Sphinx” xxxvi/i nel marzo 1937
Chiamato con molti nomi tra cui Hieronymus Scotto, Geronimo Scotto, Jérôme Scot, L’Escot, Odoardus Scotus, Escotillo, Scottino, e proveniente da Piacenza o da Parma, è citato anche in opere e sonetti di Orsatto Giustinian, Curzio Gonzaga, da Luis Zapata, da Martin Antonio Delrio e da Torquato Tasso. Il suo nome compare nel “Don Quijote” di Cervantes, nel libro di Thomas Nash e nell’opera “Daemonologie” di re Giacomo I.
Si è esibito per reali europei alla corte dei Gonzaga, passando per Milano, alla corte di Rudolf II a Praga, in Inghilterra al cospetto di una stupita Regina Elisabetta.
Artista ed inviato come diplomatico nelle corti, eseguiva giochi di carte, effetti di mentalismo, lettura del pensiero e grazie ad uno specchio magico produceva tramite effetti ottici immagini suggestive.
Faceva prendere forma, ritraendo il proprio volto, ad una semplice mollica di pane, trasformandola successivamente in una medaglia talvolta d’oro talvolta di bronzo.
Questa medaglia è a prima medaglia al mondo che porta il viso di un prestigiatore.
Il collezionista Hedgar Eyel pubblicò una ricerca dal titolo “New light on the renaissance master”, dando ulteriori notizie su Scoto. Esistono infatti, secondo Eyel, dieci medaglie a noi pervenute, dislocate in musei europei e collezioni private.
Le medaglie sono di due tipi: una solo stampata da un lato con il volto di Scoto, l’altra stampata anche dall’altro lato con un simbolo di una mano che tiene due serpenti incrociati.
La medaglia è stata prodotta da Antonio Abbondio, scultore milanese del 1580 quando Scoto e Abbondio erano alla corte di Rudolf II.
Troviamo cosi una lista di luoghi dove sono custodite: Vienna,Parigi,Germania, Inghilterra.
Ma è l’Italia il luoghi in cui sono custodite le medaglie più belle e numerose: - Museo del Bargello a Firenze medaglia stampata su un solo verso - Castello Sforzesco di Milano – medaglia sui due lati - Brescia - Museo Quiriniana
L‘italiano Marco Pusterla, è in possesso di una medaglia acquistata nel 2011 in Inghilterra.
Due medaglie sono conservate nella collezione privata di William Kalush a New York: una del 1500 l’altra del 1800
Oltre alle medaglie troviamo in Italia nella collezione Roxy l’unica copia al mondo del libro a lui dedicata dal titolo “Secreti di natura meravigliosi, del Sig. Gieronimo Scotto piasentino”, quattro immagini nell’archivio nazionale austriaco ad opera di Dominicus Custodis e lettere da lui scritte agli zar russi nell’archivio russo. Non solo citazioni, medaglie, libri, immagini e lettere: esiste un ritratto in cera policroma di Scoto eseguito da Antonio Abbondio
il giovane nel 1577 e di proprietà di Edward J.Pike, il massimo esperto mondiale di ritratti in cera.
LUCA TRONO
Citato dal Garzoni nelle sue opere, e’ stato associato al mondo dei prestigiatori per anni.
Grazie alle ricerche di Roberto Bombassei finalmente si e’ stabilito che il nome di Luca Trono e’ legato al nostro mondo non perchè fu prestigiatore ma in quanto uno dei primi a prendere posizioni sul legame tra illusionismo e stregoneria.
Aristocratico veneziano, uno dei signori della città appartenente alla prestigiosa famiglia Tron, dinastia patrizia veneziana che tra il XV e il XVI secolo diede alla Repubblica varie personalità politiche di spicco, fra cui il doge Nicolò Tron (Nicolaus Tronus) e ambasciatori alle corti estere e savi del Consiglio della Repubblica di Venezia Luca Tron( questo il vero nome) era un importante uomo politico, legato alla magia perché ebbe un ruolo predominante sulla fine delle persecuzioni delle streghe in Valcamonica.
Dotato di ottima cultura, ebbe contatti con il mondo letterario. Appare in molti documenti dell’epoca perché egli ricopriva l’importante carica di Sindaco del Levante.
Tra essi una disposizione del 1498 nella quale ordinò all’amministrazione veneziana a Creta di usare esclusivamente il volgare per gli atti scritti.
Questa decisione fu però cancellata dal Senato a Venezia su iniziativa del Duca di Candia secondo una proposta di Marin Sanudo.
Tron si era guadagnato la fama di uomo giusto e severo, che faceva abbondante uso della propria autorità e aveva avviato innumerevoli procedimenti contro impiegati coloniali veneziani. Il 28 settembre 1520, dopo due anni di disputa, Luca Tron, Savio del Consiglio dei Pregadi, si oppone al continuo della persecuzione della stregoneria.
Ciò lo porterà ad un forte scontro con un nunzio pontificio che sosteneva che i processi fossero prerogativa del diritto canonico. Il 21 marzo il Consiglio dei Dieci emette rigide norme per i processi da parte dell’inquisizione e il 27 luglio decide la definitiva sospensione dei processi in Valcamonica.
Nella seconda metà del cinquecento per la magia in Italia ed in Europa sono pubblicate opere fondamentali per la storia della magia in Italia il libro di Cardano “ De sublimitate” sempre in Italia “magia naturalis” di Giovan Battista Della Porta in Francia il libro di J.Prevost: “La premiere partie
des subtiles et plaisantes inventions” in Inghilterra il libro Reginal Scott “The Discoverie of Witchcraft” .
Nel panorama bibliografico italiano vengono date alle stampe “libri de’ secreti” .
Si sviluppa in Italia e poi asportata in tutta Europa libri di poche pagine dove venivano spiegati giochi di destrezza a segreti di economia domestica, chimica, botanica, burle e superstizione.
Pochi di questi libri sono giunti fino a noi, ma essi ci fanno capire come la magia fosse diffusa sulle pubbliche piazze nel periodo rinascimentale poi tradotti in tutta europa :
1/Francesco da Milano – Bagatello – pubblica nel 1550 “nuovi giochi di mano “
2/Alberto Francese pubblica in questo periodo “Rari e mirabili giochi di carte”
3/“Il Cartaginese” nel 1585 scrisse a mMilano un libricino di Horatio Napolitana contenente la descrizione di numerosi effetti;
Horatio Galasso di Arienzo nel 1594 pubblica a Venezia “Giochi di Carte bellissimi di regola e di memoria”, che può essere considerato il primo e piu importante libro dedicato soprattutto ai prestigi ed alle tecniche con carte da gioco - ci sono diversi capitoli dedicati a tecniche (ancora attuali) dei bari ed a giochi aritmetici, la prima descrizione di un principio ancora oggi largamente utilizzato e tuttora conosciuto come il “Si Stebbins” , pseudonimo del prestigiatore statunitense William Coffrin che lo pubblicò nel 1898 .
Nel 1607 viene dato alle stampe “ il laberinto”, scritto da un nobile veneziano appassionato di magia: Andrea Ghisi Il laberinto è una raccolta di 21 tavole, una per ciascuna lettera dell’alfabeto italiano, ognuna delle quali copre due pagine. Ogni tavola presenta le stesse 60 immagini, mescolate in modi sempre diversi, suddivise in quattro riquadri di 15 figure ciascuno.
Pensato una figura essa viene magicamente ritrovata ponendo tre domande.
Recentemente Mariano Tomatis ha scoperto che Andrea Ghisi aveva pubblicato nel 1603, ovvero quattro anni prima del Laberinto un primo libro magico: “
Il nobile et piacevole gioco, intitolato Il passatempo, dato in luce novamente dal Bidello Academico Cospirante”,la cui unica copia al mondo si trova a Brescia, presso la Biblioteca Queriniana.
Per i curiosi
Questo saggio e’ stato da me preparato inizialmente per il capitolo iniziale della stupenda pubblicazione masters of magic.
Successivamente e’ stato da me proposto per la pubblicazione su genii magazine.
Le notizie su scoto e luca trono sono state pubblicate sul mio libro “per non dimenticare“.
Ringrazio Mariano Tomatis per la gentile autorizzazione alla pubblicazione della sua foto.
Ringrazio l’amico William Kalush per l’autorizzazione alla pubblicazione dei frontespizi e dei libri rari pubblicati in questa mia opera .
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